mercoledì 24 giugno 2009

Piccolo tema: "Sordità Sociale"

Qui di seguito posto, in antemprima, un tema, con il quale partecipo ad un concorso interno alla mia scuola, il "Borsa di Studio Claudio Pinna". L'ho intitolato "Sordità Sociale", il perchè lo scoprirete leggendo. Non so ancora il risultato del concorso.

Speriamo in bene, per ora spero piaccia a voi.

Il tema è il seguente:

“Una vita di privazioni rende le persone più forti e contribuisce a formare il carattere”. Le parole di S. Venezia trovano riscontro anche nel sistema rieducativo adottato per il recupero dei tossicodipendenti. Credi che la scuola, la tua famiglia e l’ambiente in cui vivi contribuiscano, con i loro sistemi educativi, al raggiungimento di quest’obbiettivo?

“Una vita di privazioni rende le persone più forti e contribuisce a formare il carattere”. Una verità, senza dubbio.

Però i tempi cambiano.

Ormai, chi fa una vita di privazioni? Allora i giovani, che non soffrono più la fame (e meno male!), cresceranno privi di spina dorsale, come si suol dire? No, io credo, personalmente, che non sia solo una vita di privazioni l’unico modo per formare il carattere. Certo, non si può far vivere un ragazzo nel lusso, benché credo che, sotto sotto, ogni genitore vorrebbe poter accontentare tutti i desideri del proprio figlio, però la vera soluzione per crescere bene un figlio è trasmettergli dei sani e solidi principi. Perché dovrei impedire a mio figlio di uscire fino a tardi, ad esempio, se sono assolutamente certo che non ne approfitterà per arrecare danno a cose o persone, oppure per drogarsi o ubriacarsi? Perché, avendone la possibilità (che, ahimé, non sempre c’è), dovrei negare un regalo a mio figlio, se riconosco in lui un ragazzo serio, responsabile e degno della mia fiducia? Sono ben felice di premiare un figlio che, oltre ad essere una persona d’oro, rappresenta il mio successo come genitore e mi riempie di soddisfazioni.

La verità, però, è che questa è praticamente un’utopia. Personalmente, conosco ragazzi, ai quali le regole e i valori sono stati ampiamente illustrati, che conducono una vita (spesso ignota a genitori inconsapevoli) tutt’altro che rispettabile, sulla quale preferisco sorvolare (credo che sulla squallore della “night life”, o comunque di alcuni elementi della vita mondana degli adolescenti di oggi, ci sia ben poco di nuovo da dire).

E dove sta la colpa?

Ce n’è da entrambe le parti: i ragazzi hanno sviluppato una sorta di “sordità sociale”, per cui tutto ciò di buono che può venire dalla famiglia e dalla scuola scivola loro addosso, e preferiscono lasciarsi trascinare in una vita di eccessi (che poi, si deve ancora scoprire a cosa porti di buono).

Dall’altra parte stanno i genitori, che non urlano abbastanza forte da superare questo “deficit socio-uditivo”. O che addirittura neanche ci provano. La scuola, dal canto suo, può ben poco su questo fronte, in quanto non può intervenire in tutti gli aspetti della vita del ragazzo, specie se egli non dimostra di aver assimilato quei valori fondamentali di cui sopra.

E qua riappare una vecchia domanda: dove andremo a finire? Vogliamo davvero vivere in un mondo di gente senza valori e abituata ad ottenere tutto ciò che vuole, da doni spropositati a concessioni illimitate, semplicemente schioccando le dita?

Credo che i ragazzi si siano fatti l’idea dei propri genitori come dei geni della lampada pronti ad esaudire ben più che tre desideri, e i genitori, dal canto loro, stanno perdendo l’uso del “no” imperativo, con la conseguenza dell’ordinario degrado giovanile, di cui tanto si parla. Senza, peraltro, che ci sia un input positivo. Hanno un bel parlare, gli opinionisti della TV, i presidi, i professori o comunque tutti quelli che fanno la fila per dire la propria o per avanzare iniziative. Se la cosa non parte dalla testa dei ragazzi e, prima ancora, dalle famiglie, si può tranquillamente dire che siamo fregati.

La traccia, alla fine, chiede se credo che la scuola, la mia famiglia e l’ambiente in cui vivo contribuiscano alla formazione del mio carattere e quindi alla mia crescita come persona. Io, per mia fortuna posso dire di si. La cosa preoccupante è che non tutti possono fare altrettanto.


E molti, forse, neanche se ne accorgono.

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